La Metamorfosi della Fenice - Monumento dedicato allo Scoppio di Falconara
Monumenti pubblici
La Metamorfosi della Fenice – Centenario dello Scoppio di Falconara – San Terenzo – Lerici (SP)
L’Araba Fenice è un uccello mitologico simbolo dei cicli di “morte e rinascita” naturali ed evolutivi, infatti è per mezzo di questi cicli che la natura e l’uomo si evolvono e continuano la loro esistenza. Fenice deriva dal greco Phòinix, che significa “purpureo” ovvero di colore rosso porpora, poiché nelle tradizioni dei miti antichi spesso la fenice veniva rappresentata come un uccello infuocato.
L’aggettivo Araba indica la provenienza dell’animale mitologico, poiché il primo in occidente a citarla è Erodoto, il quale asserisce che l’Araba Fenice proviene dall’Egitto.
Il mito dell’Araba Fenice quindi arriva in occidente dall’antico Egitto, che in quelle terre era conosciuta con il nome di Bennu.
La Fenice Bennu è connessa alla ciclicità della vita, come morte e resurrezione quindi all’eternità dello spirito. Nell’antico Egitto aveva le sembianze di un passero inizialmente e poi di un airone cenerino. La troviamo nella cultura ellenica e in molte altre culture dove ha lo stesso significato solo con nomi e descrizioni diverse, ad esempio nell’ebraismo è chiamata Milcham.
L’Araba Fenice è un simbolo e come tale viene raffigurato, narrato e rappresentato in base alla collocazione geografica-storico-culturale, ciò che rimane costante è quello che rappresenta, ovvero l’immortalità dello spirito ma anche tutte le morti e le rinascite che l’uomo compie in vita, dando così una possibilità all’evoluzione di esso.
Infatti la Fenice rinasce dalle proprie ceneri, le quali formatesi dall’esplosione di essa contengono o l’uovo che la rigenera o lei stessa.
Questa sua particolarità è diventata anche un modo di dire “rinascere dalla proprie ceneri”, ad indicare un periodo difficile ed infausto della vita, che grazie ad esso l’individuo si forgia per rinascere più forte di prima.
Il simbolo della Fenice lo collego al concetto della resilienza. Un termine che con l’apparsa del virus SARS-CoV-19 si è risentito ovunque. Questa parola viene applicata ai vari settori. Dalla psicologia all’ecologia.
La resilienza psicologica è la capacità umana di affrontare con successo un evento molto stressante o traumatico, uscendone rinforzati.
Nell’ecologia con il concetto di resilienza si vuole indicare la capacità di un sistema ecologico di ritornare allo stato iniziale dopo aver subito modificazioni o perturbazioni.
Lo scoppio della Polveriera della Falconara avvenne il 28 settembre 1922 e provocò la distruzione del deposito, la morte di circa 150 persone e centinaia feriti. L’enorme onda d’urto dell’esplosione travolse non solo i circostanti uliveti ma anche le località di San Terenzo, Lerici, Pitelli, Pertusola, Muggiano, Pugliola causando enormi danni. L’intera collina esplose e diventò un “cratere” spoglio di vegetazione.
La macchina dei soccorsi, ai quali presero parte sia gli uomini della Regia Marina di stanza alla Spezia, sia le varie pubbliche assistenze dei paesi vicini, si mosse immediatamente. Nei giorni seguenti si moltiplicarono i gesti di solidarietà da parte delle varie città italiane verso la popolazione civile colpita dalla sciagura. La gente di questo territorio non si arrendesse e ha cominciato la ricostruzione.
Al giorno d’oggi, dopo quasi 100 anni, Falconara è tornata ad essere un luogo di grande bellezza grazie allo spirito resiliente degli uomini e della natura. La vegetazione, in parte guidata dall’uomo, si è riappropriata di questo “cratere”.
La macchia mediterranea e gli ulivi hanno fatto di questo posto il luogo dove trovare la pace, ricongiungersi con se stessi. Con la costruzione del campo sportivo l’area si anima ancora di più, una vera metamorfosi dello spazio, che un tempo era militare in un luogo di gioco di squadra fruibile e condiviso da tutti.
Per l’opera d’arte destinata a questa area ho pensato alla Fenice che si presenta come in continua muta. La sua forma è “congelata” nell’istante in cui si trasforma in un albero d’ulivo, albero simbolo della pace e rinascita. La sua metamorfosi non è ancora compiuta, solo la sua ala sinistra ha preso la forma dell’albero. E’ la metafora delle possibilità di crescita che questa area “rinata” offre.
La figura mitologica sarà realizzata in bronzo con la tecnica a “cera persa”. Le sue forme svettanti si ergono dalla base con l’ala destra spiegata e l’estremità staglianti verso il cielo.
La sagoma è contraddistinta dalla dinamicità delle linee e volumi che diventano vettore di forza fondendosi nel movimento dei rami che si aprono ad arco nella parte superiore.
La metamorfosi si completa nella similitudine della stilizzazione delle piume con quella dei rami dell’albero piegati dal vento.
La patina della scultura parte con effetti rossastri della Fenice per raggiungere le tonalità più dorate dell’ulivo e crea il punto focale dell’azione: una metamorfosi in volo dalla fisicità della materia alla luminosità dei rami e foglie.
L’arte può aiutare ad evocare fatti storici e trasmettere significati attraverso simbologie.
E’ fondamentale che sia vitale in tutti i suoi aspetti superando il limite temporale, rimanendo sempre attuale.
Il mito in questione, che rappresenta il concetto di resilienza, è più attuale che mai. Il riscatto e la rinascita della tragedia di Falconara possono essere presi da esempio.
Questa zona è “rinata dalle proprie ceneri” come l’Araba Fenice, più forte e più bella
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